La starna è la selvaggina classica per eccellenza, la selvaggina completa. Perciò è quella su cui si svolge la maggior parte delle prove sul terreno a selvaggina naturale delle quali, anche quando si trova riunita nella stessa riserva con altra selvaggina, costituisce sempre la base essenziale
La Starna si trova prevalentemente all’aperto; ha una emanazione che favorisce il lavoro a vento, a testa alta e si lascia avvicinare quel tanto da permettere al cane di arrivare a fermarla senza però lasciargli prendere eccessive confidenze. Pedina sì, ma in modo direi quasi ragionevole e leale. Non è la corsa del fagiano, per seguire la quale il bracco italiano, tante volte, non può guidare ma deve correre, e non è neanche l’andirivieni della quaglia, di fronte alla quale il cane perde facilmente la traccia e, talora, anche la calma. La starna pedina, specialmente quando è in branco, quasi in linea retta e non molto velocemente favorendo nel cane la guidata a testa alta ed altresì l’equilibrio tra la solidità di ferma e la tendenza a guidare, cose che, non sono facili da ritrovare riunite nello stesso soggetto.
Le starne partono quasi tutte insieme…
Le starne partono quasi sempre tutte insieme. È raro che rimanga qualche ritardatario. Per questo è classica la coppiola serrata sulle starne.
Quando le starne sono in branco, come del resto avviene per tutta la selvaggina, sono incomparabilmente più leggere di quando sono isolate e, soprattutto, incespugliate. Quando si sono sparpagliate si chiamano cantando per riunirsi, svelando così la loro presenza. Questo, oltre che per la caccia, è utile agli effetti dell’educazione del cane perché aiuta molto il sapere dove si trova la selvaggina.
La starna ben si presta all’educazione del cane
Le starne si prestano bene all’educazione del cane quando sono ancora giovani ed inesperte, quindi in agosto e nei primi giorni di caccia. Dopo diventano subito inabbordabili od abbordabili solo con un cane che di esse abbia già buona conoscenza.
Tornano ad essere avvicinabili con la brina e con il gelo, nelle belle giornate di dicembre. Allora si lasciano avvicinare molto e, quando sono sbrancate, quasi calpestare ma, purtroppo in quelle condizioni di clima, il naso del cane non risponde più come dovrebbe.
In primavera, quando sono accoppiate, il che avviene ai primi di febbraio, se l’inverno è mite, od altrimenti verso la metà del mese, le starne tornano a diventare abbordabili ed hanno, come leggerezza un comportamento che sta tra quello del branco e quello dell’isolata. L’abbordabilità va aumentando in proporzione dell’aumento della tempera tura e della vegetazione, non solo, ma anche dal grado di innamoramento reciproco. In aprile, se non sono disturbate, si lasciano avvicinare come quaglie.
Monogamia
La starna è monogama e la coppia vive felice in luna di miele, non sempre perfetta però, perché qualche volta è disturbata dalla presenza di un terzo, che non ci peritiamo a chiamare incomodo.
Questo terzo è sempre maschio perché, fra le starne, nella distribuzione dei sessi, ha prevalenza il sesso maschile. Formatesi le coppie rimane sempre qualche isolato, qualche spostato, che vive lontano da una coppia e ne disturba la tranquillità.
Nelle riserve si cerca una moglie a questi scapoli ma, in mancanza, il sopprimerli andrebbe a tutto vantaggio degli amori della coppia e dell’esito della futura covata. Questo, mi si dirà, può interessare più dal lato degli usi e costumi delle starne, ma non è da trascurarsi neanche dal lato del lavoro del cane e dell’educazione e tanto meno delle prove sul terreno. A volte questi maschi si trovano isolati, solitari, ed allora pedinano molto ed in questo caso, il cane cui tocca un isolato si trova in condizioni diverse da quello che si imbatte in una coppia queta e poco pedinatrice.
Il comportamento della starna varia da pianura alla collina e montagna
Il comportamento della starna varia molto anche dalla pianura alla collina ed alla montagna dove, se, molte volte, vola a mezza costa, altre, invece, si butta a capofitto nei valloni, non altrimenti di quello che potrebbe fare la pernice o la cuturnice.
In questi casi il tiro che, in pianura, è un tiro come un altro, diventa, invece, piuttosto difficile. Le starne rimangono sempre nei dintorni del luogo dove nascono e mantengono lo stesso posto per generazioni e generazioni per cui, dove si è trovato un branco una volta, lo si trova sempre (o forse) anche negli anni successivi.
Tuttavia non è raro il caso che abbiano ad emigrare dalla montagna o dalla collina alla pianura e viceversa e questo dipende tante volte dalle vicende dell’agricoltura, la vendemmia, la semina del frumento ecc. Le starne stanno dappertutto, nei prati, nelle stoppie di grano, segale, avena e riso, nei granoturchi, nei cespugliati, nei boschi, nei campi arati.