Il 12 aprile 1932, in occasione dell’inaugurazione della Fiera Campionaria di Milano, si tenne nel reparto Zootecnica della Fiera stessa la prima mostra Nazionale di Bracchi e Spinoni Italiani
La Mostra del cane italiano da ferma, largamente preannunciata dalla stampa venatoria e cinofila e dagli stessi giornali quotidiani ha sortito un esito veramente grandioso, sia per il numero, come per le qualità dei soggetti esposti. Il merito della magnifica riuscita di questa prima mostra del cane italiano da ferma, a carattere prettamente nazionale, va conferito con ogni elogio alla benemerita Società Razze Cani Italiani da Ferma che sotto l’egida dell’Ente Nazionale della Cinofilia Italiana (Kennel Club) ha da poco intrapreso una più intensa opera di propaganda che con criteri razionali e di collaborazione diretta fra i vari allevatori, mirando alla migliore incrementazione di queste nostre gloriose razze canine, un tempo vanto ed onore dell’arte cinegetica italiana, anche all’estero.
Le ripercussioni che questa rassegna, la prima fatta in Italia, avrà nell’ambiente venatorio nazionale, oggi finalmente inquadrato in una vasta ed organica corporazione sportiva, saranno indubbiamente sintomatiche, in quanto tutti cacciatori italiani, consapevoli ormai dell’ottimo materiale che vanta l’Italia in fatto d’allevamento di razze canine da caccia, avranno fra non molto, la possibilità di acquistare a prezzi assai inferiori che non quelli praticati per i cani di razza inglese, dei soggetti puri, tipici e rispondenti sotto ogni riguardo alle esigenze venatorie delle diverse regioni italiane.
La cronaca della 1ª Mostra del cane italiano da ferma
Dovremo innanzitutto rilevare come la più importante constatazione da noi fatta sia stata quella dell’esistenza in Italia di oltre venti allevamenti organici per completezza e razionalità di mezzi, che si dedicano all’incremento della razza bracca e spinona.
Maggiormente poi questa circostanza merita valore e conferisce massimo affidamento, quando con sommo compiacimento abbiamo potuto conoscere e sentire la perfetta fusione di spiriti e d’intenti che lega tutti i vari allevatori disseminati nelle più svariate e lontane regioni della nostra penisola, ligio ciascuno, con vero senso sportivo, alle direttive della Società Razze Cani Italiani da Ferma, attraverso la quale è stato possibile raggiungere finalmente una così completa e perfetta opera di collaborazione diretta.
I bracchi italiani iscritti alla 1ª Mostra del cane italiano da ferma
Ottantasei gli iscritti, quasi tutti presenti, fra cui 61 nel mantello bianco-arancio e 25 roano marrone.
Presenti i seguenti Canili – Giudicavano: l’avv. G. B. Rombo i bianchi arancio ed il dott. Giulio Colombo i roani-marrone.
- Canile di Ronchi del sig. Paolo Ciceri di Cortepalasio (Lodi);
- Canile di Cornovecchio del rag. Antonio Cattaneo di Codogno;
- Canile di Tregolo dei signori Ballabio e Beretta di Milano;
- Canile dell’Adda di Montanaso (Lodi) del sig. Luigi Ciceri;
- Canile della Mirabella del cav. Bodina di Milano;
- Canile del Tavo dei signori Valentini e Giovannetti di S. Benedetto del Tronto;
- Canile del Trebbia dei signori Beghi, Ing. Chiappini e Toselli di Piacenza;
- Allevamento del rag. Felice De Mattia di Milano;
- Canile d’Oleggio del sig. Oddone Maz-za di Oleggio;
- Allevamento del sig. Italo Tenconi di Laveno (Lago Maggiore),
- una numerosissima schiera di piccoli allevatori come il sig. Marchetti dott. Daniele di Ancona, il sig. Figna Giovanni e tanti altri di cui ci sfugge il nome,
Spiccava fra i bianco-arancio per tipicità bellezza di forme Dich dei Ronchi del dott. Daniele Marchetti di Ancona, soggetto di meravigliosa complessione scheletrica, testa tipicissima e grande distinzione di portamento, che ha ceduto dinanzi al noto Bill dell’Adda del Cav. Luigi Ciceri forse per colorazione del mantello di tinta melato carico.
Bill che è ormai onusto di premi guadagnati sul campo delle esposizioni, vorremmo però vederlo, sia pure per una sola volta, presentato alle prove sul terreno, dove per contro Dich dei Ronchi si è ricoperto di allori suscitando un vero entusiasmo alle prove di S. Benedetto del Tronto.
Terzo è stato classificato, nella classe libera, Arthom di Cornovecchio del rag. Cattaneo di Codogno, un bel bracco di non ancora due anni che ripromette di diventare un soggetto di primo ordine specie se saprà ben piazzarsi alle prove sul terreno.
Nella classe di lavoro (cani tutti premiati in caccia) hanno primeggiato Tommaso della Mirabella del rag. De Mattia che recentemente alle prove di Bolgheri, su selvaggina libera, si è aggiudicato un primo premio ed un certificato di attitudine al campionato assegnatogli da un competentissimo giudice straniero, Mr. Huge,. membro della Federation Cinologique Internationale di Bruxelles; 2º Dich di Ronchi – 3º il noto beccaccinista Pais del sig. Tenconi. Nelle altre classi si sono distinti Oscar di Cornovecchio, Reno di Monticelli del sig. Luigi Ciceri; Glauco della Mirabella del rag. De Mattia; Lion di Tregolo del canile omonimo: Sirio d’Oleggio e Reno dei Ronchi del gen. Oddone Mazza.
Fra le femmine bianche arancio spiccavano: Perla di Manto del canile del Tavo dell’avv. Camillo Valentini e dott. Giovannetti di S. Benedetto del Tronto; una tipicissima fattrice dalla testa ben cesellata e dal tronco poderoso, che si è aggiudicata il 1° premio in classe di lavoro (più volte premiata alle prove sul terreno);
Rea della Mirabella del cav. Bodina di Milano che ebbe il 2 premio, dopo aver sfoggiato anch’essa alle prove di Bolgheri un perfetto stile e grande potenza d’olfatto. Nella classe libera si distinsero: Ina di Tregolo del canile omonimo; Bella del Tartaro; Lola XIII del sig. Santagosto, ma fra tutte, quella che ci è sembrata la più distinta è stata Adda II di Cornovecchio del rag. Cattaneo, una magnifica fattrice ancor giovane dalla linea impeccabile, tipicissima, cui solo nuoce la mancanza degli speroni, difetto questo, a nostro avviso, non capitale, quando tutti gli altri coefficienti di tipicità si riscontrino in un bracco, come era appunto in questa femmina bellissima, che ci auguriamo di ammirare prossimamente alle prove sul terreno che la Società Razze Cani Italiani da Ferma sta organizzando per il prossimo maggio a Bologna.
Fra i maschi roani-marrone ottennero i migliori premi: Roll del Trebbia del canile omonimo, un magnifico bracco del tipo piacentino; Roll dei Ronchi del sig. Boggio; Aroldo del Trebbia, un robusto bracchetto di taglia media del canile del Tavo di S. Benedetto del Tronto; Faust 5º dell’Adda del sig. Motta di Mortara; Zeno dei Ronchi del sig. Lattuada; Tell del Trebbia del canile omonimo.
Delle femmine roane tipicissima Bice della Portalupa del canile dei Ronchi che vinse il primo premio in classe libera e di lavoro con un C. A. C. (certificato di attitudine e campionato); Flora XVII del canile dei Ronchi; Alda del Trebbia, bel tipo di fattrice piacentina, del canile del Tavo; Averla del canile del Tavo; Dora del Trebbia del canile omonimo; Cora II dello stesso allevamento. Molte altre fattrici ebbero premi minori e la menzione onorevole.
I premi
Numerosi e ricchissimi. Ai premi di classe si aggiungevano i seguenti premi d’onore e speciali:
- Due medaglie di S. A. R. il Principe di Piemonte;
- due grandi medaglie d’oro dell’Ente Nazionale della Cinofilia Italiana;
- Medaglia d’oro della Provincia di Milano;
- Cinque medaglie d’oro della Commissione Provinciale Venatoria di Milano;
- Medaglia del Comune di Milano;
- Quattro medaglie d’oro dell’Ente Aut. della Fiera di Milano;
- Medaglia d’oro Vermeille e d’argento del Canile di Tregolo;
- Due tavole del pittore Mario Norfini offerte dalla Rivista Il Cacciatore Italiano;
- Un astuccio da viaggio offerto da S. E. il cav. di Gr. Croce ing. Paolo Bignami;
- Un artistico orologio offerto dal dott. Pesenti;
- Una magnifica Coppa d’argento (challenge) offerta dal Comitato direttivo della Società Razze Cani da Ferma Italiani
Inquadramento storico delle razze italiane da ferma nel 1932
Le razze da ferma italiane, allevate da secoli per queste nostre contrade dalle quali trassero le loro origini, e dalle quali vennero in seguito importati in terre straniere, servirono da capostipiti per l’incrocio e la selezione, attraverso cui inglesi, francesi e tedeschi modellarono le diverse varietà di cani da ferma creando razze nuove, svariatissime, che seppero adattare ai loro terreni di caccia. E questo un primato che le nostre razze vantano sulle varie famiglie del “canis avicularius” che per la gloria delle nostre tradizioni venatiche è bene non dimenticare, cosi come è vanto dei popoli fiamminghi l’aver dato le origini a quel grande segugio di S. Uberto che, in Francia e in Inghilterra, contribuì poi largamente a plasmare le diverse sotto speci di cani da seguito (canis sequax) che nel primo scorcio dell’età moderna vennero usati nei grandi equipaggi della Venerie francese e delle cacce a cavallo inglesi.
Gli pseudo-bracchi…
Di queste nostre razze era accaduto, che, con l’importazione dei cani inglesi verificatasi negli ultimi anni del secolo scorso, se ne era a torto trascurato l’allevamento, come pure, per gli incroci subiti con questi soggetti d’importazione, avveniva che molti prodotti ottenutisi da tali accoppiamenti eterogenei venissero presentati per bracchi. Ma questi pseudo-bracchi più non possedevano che una minima quantità di caratteristiche dell’unica razza italiana, apparendo a tutta prima assai diversi dai nostri cani, sia per l’espressione della linea come per l’indole del loro temperamento, quanto e maggiormente per il modo di comportarsi in caccia, nella quale mostravano minore passione, pur ostentando un’andatura più veloce.
Per le condizioni invece spesso aspre dei nostri terreni accidentati, si richiede da noi un cane che ad una grande intelligenza e predisposizione generica per qualsiasi genere di caccia (dato che in Italia non si usa impiegare come in Inghilterra diverse razze di cani a seconda delle varie specie di selvaggina che si vuol cacciare) sappia unire una cerca prudente e moderata che gli consenta di poter resistere per più giornate continue il lavoro.
Il bracco italiano
Il nostro bracco italiano e cosi pure lo spinone, dotati di grandissima passione che già manifestano a pochi mesi d’età, rovistano accuratamente il terreno mostrandosi nella loro cerca a trotto serrato, oltremodo continuativi, allontanandosi od appressandosi dal cacciatore ad un semplice cenno della mano, senza che una eccessiva irruenza di carattere costringa questi a sottoporli ad un troppo severo dressage che non sempre, per circostanze personali o d’ambiente, sarebbe possibile di conseguire.
La resistenza
Mirabile poi la resistenza di entrambe le razze, di quella spinona in particolar modo, al lavoro su terreno bagnato ed anche in paludi profonde nei mesi più rigidi dell’inverno senza alcuna conseguenza alla efficienza organica dell’animale, che è difeso da una epidermide assai spessa, irta di peli durissimi nello spinone, e da un considerevole strato di tessuto adiposo, che insieme costituiscono una efficacissima difesa naturale ai rigori della temperatura come pure alle asperità di una folta vegetazione boscosa o palustre. Per tutti questi requisiti non facili a trovarsi in cani di razza estera, bracchi e spinoni, con tutto il rispetto e la miglior considerazione per chi preferisce usare ed allevare setters o pointers, sono sempre stati, ed oggi fortunatamente possiamo anche dire saranno, i cani più adatti alle diverse cacce italiane.
Braccofili e spinonisti dopo la guerra, che contribuì maggiormente a minorare il materiale d’allevamento nazionale, hanno oggi dimostrato ai cacciatori italiani di aver saputo ben comprendere l’importanza del compito arduo che essi si assumevano nell’accingersi alla ricostituzione del bracco e dello spinone. Onore ad essi che hanno saputo conservarci due razze a noi tanto care, quanto lo furono ai nostri nonni che le fecero oggetto di tante cure.
E cosi i cani che ci pervennero dagli antichi fasti delle corti del nostro glorioso rinascimento, vivono e vivranno ancora per nostri bei passatempi venatorii, per quelli dei nostri nipoti.
Nota ufficiale e mondana
Fra le personalità che visitarono la mostra canina oltre a S. E. Giacomo Acerbo, Ministro del l’Agricoltura e delle Foreste che inaugurò la Fiera, intervenne durante le ore del mattino S. A. la Contessa Iolanda Calvi di Bergolo unitamente all’Augusto Consorte, che accompagnati dal Col. Conte Cigala Fulgosi presidente benemerito della Soc. Razze Cani Italiani da Ferma e dal comm. Ulisse Bosisio Presidente dell’Ente Naz. della Cinofilia, s’intrattennero lungamente sui ring, mostrando grande interesse specie per gli spinoni verso i quali è nota la viva predilezione della Principessa Sabauda.
Nel complesso, come dicemmo, la 1ª Mostra del cane italiano da ferma è veramente riuscita, anche per la giornata che si mantenne costantemente favorevole con un tepido sole d’Aprile. Il recinto della Mostra appariva riccamente addobbato ed i cani ottimamente situati nei capaci boxes dell’ampio reparto zootecnico della Fiera. Un pubblico numerossimo, composto massimamente di cacciatori, affollò la mostra fino alle tarde ore del pomeriggio. Alle 13 i soci della Soc. Razze Cani It. da Ferma si riunirono a banchetto in un ristorante della Fiera e legittimo fu il reciproco compiacimento per la magnifica riuscita di questa prima manifestazione organica dal sodalizio.
Al conte Cigala-Fulgosi al rag. Felice De Mattia, al rag. Beghi, al dott, Brianzi, al rag. Bellabio ed a tutti i componenti del comitato organizzatore, un sincero voto di plauso, per aver saputo con la loro appassionata e competente propaganda, organizzare questa 1ª Mostra del cane italiano da ferma di spiccato carattere nazionale da cui ci attendiamo sempre nuovi impulsi per l’incremento e la diffusione delle nostre gloriose razze