Lettera immaginaria al Bracco italiano da chi ha preparato e condotto i Bracchi italiani che hanno modernizzato la razza
Di Gastone Puttini
Caro Bracco italiano ti scrivo… e mentre ti scrivo canticchio mentalmente l’aria della canzone di Lucio Dalla. E se ho sostituito la parola “amico” con “bracco” è perché per me l’uno vale l’altro: tu sei il mio amico, il mio più caro amico, che mi ha dato grandi gioie e soddisfazioni.
BRACCO ITALIANO (in maiuscolo)!
Ci siamo conosciuti a metà degli anni ’60 e non per caso, anzi per merito di un tuo estimatore, molto ottimista sul tuo futuro, malgrado tu non godessi – venatoriamente parlando – di ottima salute. A quell’epoca infatti i Bracchi italiani erano pochi e con modeste prestazioni.
E fu tramite quell’allevatore – diventato poi per me un fratello – che ti conobbi veramente come frutto della severa selezione in purezza che lui aveva praticato e dalla quale è rinata la tua gloriosa, antichissima ed italianissima razza. E con quell’allevatore – che per chi non l’avesse ancor capito è Bonasegale – ho condiviso le grandi soddisfazioni che tu BRACCO ITALIANO (che scrivo appositamente tutto maiuscolo) sai dare a chi ti capisce e a chi crede in te. Sono soddisfazioni che tu regali a chi sa cogliere e capire le spiccate diversità che ti caratterizzano rispetto a tutte le altre razze.
Espressività teatrale del bracco italiano
Certo, tutte le razze hanno le loro peculiarità, ma le tue sono più accentuate, più “speciali”, di una espressività più teatrale. Ed in questo risiede la tua italianità, che condivide l’enfasi romantica della “Mia bela Madunina” e di “O sole mio”, gran cuore, grande espressione, poetica drammaticità tipica degli italiani, Bracchi inclusi. Bonasegale selezionava e mi passava i soggetti che riteneva meglio rappresentativi, ed io mi applicavo per approfondire la tua conoscenza, per coltivare le tue grandi doti ….e come per tutte le cose belle c’è voluto impegno per conquistarle. E l’esibizione delle tue affascinanti e molto appariscenti qualità fu per te la migliore propaganda.
Infatti con il numero di Bracchi italiani “giusti”, crebbero di pari passo i tuoi ammiratori.
L’impotanza di Rino Vigo e della braga
Ma furono proprio i migliori della tua razza ad insegnarmi ad esaltare la tua personalità, a dar libero sfogo alla manifestazione del “personaggio” che c’è in te. In questa conquista, sono molto debitore a Rino Vigo, l’eclettico maestro ricco d’esperienza e di intuito che inventò “la braga”, cioè uno strumento utilissimo per creare i presupposti del successo del moderno Bracco italiano. Contrariamente a chi parla per sentito dire (e ahimé quanti sono!!) la braga non serve per insegnare il trotto, che è naturale: c’è o non c’è. La braga, inventata da Vigo e poi fisicamente costruita da Bonasegale, è stato lo strumento che ha facilitato la nostra reciproca comprensione. Grazie a lei, io ho capito te ….e tu hai capito me.
Sete di spazio nella cerca del bracco italiano
Perché per i tuoi predecessori polentoni il problema non esisteva, ma nella cerca dei Bracchi moderni c’è “sete di spazio” ed era normale che la passione che hai dentro ti inducesse – soprattutto in gioventù – a trasgredire nel galoppo che squilibra la tua prestazione. E se io intervenivo per non farti galoppare, tu mi fraintendevi e capivi che non dovevi allargare la cerca. E nella conseguente confusione io non riuscivo a cogliere la naturale espressività della tua cerca. Ecco perché, ripeto, la braga ci ha consentito di capirci reciprocamente. E tu stesso con la braga hai imparato che il tuo trotto può essere velocissimo, senza compromettere – ed anzi esaltando – la tua capacità di usare il naso ed il cervello.
Genio e sregolatezza del bracco italiano
Una volta poi maturata la giusta esperienza, hai consolidato la tua andatura di entusiasmante trotto spinto anche senza braga, con cui morbidamente rallentare o accelerare a seconda di quel che ti suggerisce il cervello ed il naso. La tua”originalità” del resto è anche la matrice di certe occasionali stravaganze (non a caso genio e sregolatezza vanno sottobraccio) che io non solo tolleravo, ma erano addirittura fonte di divertimento, proprio perché la curiosità che è all’origine di certi tuoi comportamenti son il frutto dell’intelligenza e della fantasia che caratterizzano la tua personalità.
Ricordo un tuo avo, uno dei grandissimi, che se vedeva anche a grande distanza qualcosa di insolito (magari un somarello al pascolo) doveva andare a vedere cosa fosse; poi, soddisfatto, si rimetteva in cerca. Ed io e Bonasegale ci ridevamo su.
L’arida legge del dressaggio
Purtroppo invece c’è chi vuole soggiogarti all’arida legge del dressaggio spersonalizzante: trotto ad oltranza, trotto meccanico e velocemente monotono ottenuto ottenebrando la tua fantasiosa intelligenza con il timore di interventi correttivi. E così tu ti inaridisci, rinunci alla tua profonda sensibilità per far posto alla capacità di sopportazione delle punizioni.
Ma non sei più tu, non sei più il mio amico bracco, non sei più il destinatario di questa mia lettera. Colpa di chi ti addestra senza comprenderti e di chi ti giudica senza conoscerti.
Lo scenario giusto
Per far risaltare la tua grande capacità interpretativa, anche lo scenario deve essere quello giusto: calanchi, greti dei fiumi, il gerbido, la collina, terreni misti di varie colture, è lì che risalta la tua versatilità, l’intelligenza di cerca in turno rigorosamente a singolo che investe interamente su di te la responsabilità della resa. E in quelle condizioni diventi il grande interprete che fonde spettacolo e caccia cacciata. Ma la tua versatilità non ha limiti. Ho ancora negli occhi certi scenari nella sconfinata pustza ungherese, che Bonasegale ed io abbiamo frequentato per anni di caccia favolosa. Quando per la prima volta vidi quei terreni ideali per la vera “grande cerca” espressi al mio compagno la sfiducia che tu avresti potuto dominare quell’ambiente in cui voli di starne estremamente suscettibili erano dislocati alle grandi distanze l’uno dall’altro, imposte dalla scarsità di pastura. Eppure Bonasegale disse che anche lì il Bracco (con la B maiuscola) avrebbe dominato. Ed ha avuto ragione. Era un vero spettacolo vedere la Dama (cioé la mamma di Galantom del Boscaccio) rincorrere un invisibile filo d’emanazione sulla magica brezza per discernere e dipanare ogni indicazione raccolta dal suo naso superlativo, per quindi arrivare al branco di starne, ovunque esso fosse….e là fermarlo estatica con lo sguardo al cielo.
Un Giudice che ora non c’è più, vedendo una prestazione del genere di uno dei tuoi antenati esclamò entusiasta “Ecco sua Maestà il Bracco!”.
Passione e mentalità
E per simili prodezze non basta lo stile, non basta la passione: ci vuole “la mentalità”, ci vuole l’ardimento che hai nel tuo grande cuore e che la “vecchia guardia” non possedeva.
Ricordo che un famoso allevatore diede a Bonasegale una sua cagna, raccontando su di lei cose favolose, per verificare le quali la portammo in una delle nostre trasferte in terre lontane. In effetti aveva un bel portamento, era elegante e nobile, ma le mancava dentro il “fuoco sacro”. Ed infatti non la vedemmo mai agganciare quelle starne che solo il coraggio e l’ardore può soggiogare. Bonasegale la rese al mittente con un cortese “Grazie, no”. Caro amico Bracco, quando la nebbia che cala sulla mia Valpadana induce la malinconia, mi consolo accarezzando i ricordi e le emozioni che mi hai lasciato.
Le regole del tempo
Mi piacerebbe tanto poterti ancora gestire in prima persona, ma il tempo ha regole a cui non possiamo sottrarci. Tutte le stagioni hanno i suoi frutti e per me ormai è la stagione dei ricordi. Che grazie a te è ancora bella.
Ti auguro – e mi auguro – che gli attuali tuoi estimatori sappiano comprenderti e quindi conservare tutto quello che c’è in te: non devono fare altro, devono solo lasciarti essere come sei per quindi dare ad altri la stessa gioia che hai dato a me e per la quale ti sono profondamente debitore.
In bocca al lupo, amico italianissimo Bracco!
Gastone è stato un grande i bracchi italiani in preparazione da lui sono stati tutti dei grandi cani.Ho avuto la fortuna di iniziare ad andare a caccia con i cani preparati da suo padre (avevo 15 anni) e poi ho continuato con cani presi da lui,tra cui Garibaldi del Boscaccio figlio di Galantom
È stato in grandissimo cacciatore e anche molto bello.
Grazie ancora Gastone
Della Giovanna Giovanni.