Il canile di Regona del Cav. Francesco Silva fu uno dei più importanti allevamenti del bracco italiano tra la fine del 1800 e i primi anni del 1900. Ripercorriamone la storia attraverso testi e documentazione iconografica originale dell’epoca
Prima di parlare del Canile di Regona è necessario introdurre ampiamente la figura del suo fondatore nonché proprietario, il Cavaliere Francesco Silva (1853-1928), in modo da rendere evidente lo spessore cinotecnico del personaggio e meglio comprendere perché può essere considerato, senza dubbio di smentita, una delle figure più rilevanti in assoluto nella storia del bracco italiano.
Chi era Francesco Silva
Nella storia della cinofilia italiana ed europea il Cav. Francesco Silva, classe 1853, fu una delle figure più rappresentative e capaci per oculatezza e fermo criterio che sempre osservò durante tutta la sua vita nella pratica di una difficile arte: l’allevamento della più pregiata razza italiana, il bracco italiano.
Contemporaneo di Luigi Beretta (altro grandissimo allevatore di bracchi italiani con il suo canile di Tregolo), Francesco Silva fu Commendatore della Corona d’Italia e Cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro e socio di spicco del Kennel Club italiano, del quale fu uno degli esponenti più noti. Fu tra i fondatori della “Braccofila”, che ebbe momenti di vero splendore, e della Società Italiana dei Field Trials.
Giudice apprezzato nei concorsi, alla sua competenza si ricorreva giustamente come ad oracolo. Bella figura aitante, vigoroso, con occhi brillanti da dominatore, sempre correttissimo ed elegante, era, in tutto, gentiluomo perfetto nel vero senso della qualifica inglese ed eccezionale cacciatore, nonché esperto ed avvedutissimo agricoltore, dopo la stagione invernale cittadina, egli viveva e cacciava nelle sue terre del Cremonese.
Erano tra i suoi ospiti, lieti di goderne ogni anno la signorile ospitalità, i più noti nomi della cinofilia, da Temistocle Strazza a Ferdinando Delor, da Demetrio Mustorgi a Giorgio Mina, da Antonio Cattaneo a Luigi Carrozzi ad altri ed altri. Era tra tutti una gara di abilità ed una giostra di spirito; la vecchia Caccia e lo Sport illustrato pubblicavano poi le relazioni di questi annuali raduni, in cui Francesco Silva primeggiava sempre, e nell’infallibilità del tiro o del motto di spirito e nell’animazione sempre sorridente e serena.
Il canile di Regona e la genesi dei bracchi Silva
Non si conosce l’anno esatto in cui Francesco Silva istituì a canile propriamente detto il suo allevamento di bracchi italiani: certo è che di padre in figlio – si tramandò nella famiglia Silva il sacro ardore venatorio e il culto del bracco italiano, ed in un certo senso si può affermare che l’origine dei “bracchi Silva” si perde nella notte dei tempi. Non a caso il Cav. Silva ottenne l’omologazione in Italia e all’estero della definizione di “bracchi Silva”.
Il canile di Regona deve il suo nome all’omonima frazione del comune di Pizzighettone in provincia di Cremona in cui era ubicato, esattamente presso la “cascina Palazzo” dove abitava il Cav. Francesco Silva. Fu indubbiamente uno fra i più importanti canili d’Italia sia per l’allevamento, sia per l’ammaestramento che il proprietario impartiva personalmente ai suoi prodotti. Per la costruzione del Canile di Regona, presso la “Cascina Palazzo” il Cav. Francesco Silva non badò a spese: tutti i box furono realizzati in muratura e di ampie proporzioni, dotati di piano leggermente rialzato, aperture centinate, una cantinetta per rimanere al fresco d’estate, un piccolo cortile, smerlature nel sottotetto e di un particolare cancelletto, con apertura a pressione, insolito per l’epoca di costruzione cui appartiene.
Come fossero quei bracchi in allora è tanto più difficile constatare al giorno d’oggi, in quanto Francesco Silva volle tenacemente costituire un tipo suo proprio, (fisso ed uniforme che portasse l’impronta del canile di Regona) dedicando tutta la vita, con amorosa cura e grazie alla larghezza di mezzi che possedeva ad allevare bracchi di purissimo sangue italiano, cioè: il grande bracco roano marrone, il grande bracco bianco arancio ed il bracco leggero.
Una visione chiara e precisa per il canile di Regona
Nella mente di Francesco Silva si creò un tipo di bracco che doveva essere prossimo alla perfezione, e procedette nel suo allevamento avendo di mira quell’unico obiettivo. L’esperienza acquisita nei lunghi tentativi, la diligenza della selezione, una fede costante nel voler unificare il tipo della sua razza (a tal proposito si legga l’articolo dedicato all’unificazione dello standard di razza del bracco italiano) ed infine l’aiuto di un po’ di fortuna portarono il canile di Regona al disopra della “babilonia” che esisteva.
Nessuna “ridicola esagerazione”
Il Cav. Silva non fu mai imbevuto di quelle utopie che affermavano essere stato l’antico grande bracco un cane pesantissimo, il cui merito principale di bellezza doveva essere una soverchia abbondanza di pelle raggrinzita sulla faccia e flosciamente cadente ai lati delle labbra; doveva consistere nello avere le palpebre inferiori pendenti e fatte a ventola, sì da raccogliere i semi delle erbe e da essere acciecato dopo mezz’ora di caccia; nel possedere lo sperone, almeno doppio, ecc.; esagerazioni codeste che rendevano il grande bracco un cane praticamente quasi impossibile, deteriorandone l’estetica così da rendere grottesca la veramente splendida maestà delle forme.
Il tipo del “grande bracco Silva“ non peccava di ridicole esagerazioni; era un cane quadrato ma non tozzo, di forme complesse ma non pesante, di aspetto bonario ma non goffo, dalla fronte rugosa ma non eccessivamente raggrinzita. Il cav. Silva scartò dalla sua produzione le aberrazioni, limitando certe caratteristiche di razza a quanto era necessario per conservare il tipo ed eliminando così il ridicolo ed il superfluo. In questo modo egli ottenne quella omogeneità che è il vanto migliore della produzione del canile di Regona.
Conservare l’omogeneità
Secondo Francesco Silva il segreto per conservare la omogeneità del tipo stava un po’ nell’unità dell’indirizzo generale, un poco nella tenacia dei propositi, ma un poco altresì in una speciale accortezza, dote che il buon Silva possedeva largamente e che applicava volentieri ogni qualvolta essa non degenerava in malizia. All’epoca nessuno più di lui seppe conservare nel suo allevamento quanto più gli conveniva meglio in termini di selezione.
Riconoscimenti importanti
Ad ogni Mostra e ad ogni prova sul terreno il Silva raccoglieva sempre nuovi e sempre abbondanti successi. Il solo Faust A, cane di grande fama, contò al suo attivo oltre venti premi.
Bracchi italiani che entrarono nella storia
Furono numerosi i soggetti eccellenti prodotti dal canile di Regona, basti citare il mitico Faust A e Tell IV più volte rappresentati nelle illustrazioni e nei giornali dell’epoca. Soggetti eccezionali furono anche Leo II e poi Brill, Alba, Sbirra, Astro, Bello, Elsa, Ebro, Lola, Sara, ecc., tutti ottimi soggetti di bracco italiano pesante o di bracchi leggeri di manto bianco arancio. Ma anche il mantello del bracco italiano roano e marrone è stato coltivato dal Silva che possedeva soggetti encomiabili come Tell IV appunto, Help e Dido.
Alle Prove di San Siro del 1894 il Cav. Silva comprese quanto rimaneva da fare nell’opera redentrice del nostro bracco; e nella operosa vita del canile di Regona studiò ed effettuò connubi coi migliori elementi che ebbe sottomano, ed alle prove di Gallarate con Coeur e Faust A manifestò il prodotto del suo lavoro.
Specialmente con Faust A ha toccato un alto grado nell’allevamento del bracco: Proporzioni, andatura, stile, intelligenza, cerca, naso, ferma… ineccepibili. La macchina animale da lui ottenuta è ben equilibrata, robusta, elegante, efficace. Nei dettagli ha pure raggiunto un complesso assai soddisfacente: asciuttezza di membra, eccellenza di pelo, distinzione di coda eliminando i difetti dell’antico tipo, quali l’occhiaia cadente, il piede largo, il torace piatto, le labbra troppo cadenti.
Non solo bracchi italiani nel canile di Regona
Francesco Silva fu anche un apprezzatissimo allevatore di cavalli; fu tra i fondatori della Società Lombarda delle corse (S.I.R.E.). Nelle suo canile di Regona praticò anche altri allevamenti tra cui i bassotti tedeschi Dachshund e levrieri a pelo raso Greyhound.
Le opere di bonifica e l’impegno politico
Francesco Silva intraprese vaste bonifiche nel territorio per cui ottenne meritate ricompense dal Governo. Non si astrasse mai dalla vita pubblica, poiché si occupò sempre con vivo interesse della vita amministrativa del suo Comune, e fu per circa trent’anni sindaco di Pizzighettone.
Fu un assiduo partecipatore delle riunioni ippiche e di molte manifestazioni sportive. Quando era in Milano onorava quasi quotidianamente di una sua breve visita gli uffici de “Il Cacciatore“, dove veniva accolto con sempre rinnovato piacere, ed era pronto ogni volta un quesito da sottoporre alla sua competenza, al quale rispondeva sempre con pronta arguzia.
La morte
Francesco Silva si spense nel 1928, all’età di 75 anni. Un morbo repentino lo tolse alla vita mentre poteva ancora andar fiero della sua bella prestanza e della mente lucida e di una memoria sicura.
Negli ultimi anni della sua vita teneva ancora a Pizzighettone decine dei suoi amati bracchi italiani, che conosceva uno per uno attraverso le generazioni di quasi mezzo secolo, ed ancora ricercava, con sempre sostenuta attenzione, gli elementi che potessero essergli utili per un opportuno rinsanguamento, od anche per il piacere del possesso di soggetti che rispondessero al suo finissimo gusto di amatore ed alla sua profonda conoscenza delle qualità venatorie dei nostri ausiliari.
Il prosieguo dell’allevamento ad opera del figlio Carlo Silva
Dopo la morte del Cav. Francesco Silva la selezione dei bracchi italiani “Di Regona”, sebbene con un numero di soggetti molto ridotto, fu portata avanti dal figlio Carlo (1881-1968) fino ai primi anni ’50. Diversi furono i soggetti allevati da Carlo Silva che continuarono ad eccellere nelle esposizioni e alla prove di lavoro: citiamo, ad esempio, Pupa di Regona e Rex di Regona che alla fine degli anni ’40 si aggiudicarono numerosi premi.
Il Dott. Carlo Silva (così come il padre Francesco) si dedicò con grande passione all’allevamento di cavalli purosangue. Un giovane Carlo, già all’età di 10 anni, con la puledra “Mia”, della scuderia di famiglia, si aggiudicò all’Arena di Milano il primo premio nella categoria giovani. In quella occasione fu premiato da S.M. Maestà il Re Umberto I, che lo volle abbracciare. Nel 1939 su “Addis Abeba” durante un concorso ippico a Merano, nonostante una paurosa caduta al salto di una barriera, rimontò a cavallo e con gran stupore del pubblico presente vinse il concorso.
Ringraziamenti
La redazione di BraccoItalianoDatabase ringrazia la Sig.ra Lucia Silva e Carla Pignatti Morano, rispettivamente nipote e bisnipote del Cav. Francesco Silva per il consenso a pubblicare il materiale iconografico, la cui proprietà e diritti di pubblicazione sono esclusivi dell’Archivio Silva.
Un particolare ringraziamento al Sig. Gianfranco Gambarelli e Francesco Gusmaroli per la preziosa collaborazione.
Per informazioni storiche sul comune di Pizzighettone visitare: www.gvmpizzighettone.it
Grazie alle signore per aver permesso la pubblicazione di questa magnifica storia della cinofilia