Il canile di Monferrato, allevamento del bracco Nobile
Fu costituito nel 1896 e nei due anni seguenti con ben 28 cessioni di soggetti adulti, il canile di Monferrato, allevamento del Bracco Nobile, dell’Avv. Alliora, ed Eugenio Maino, in seguito di Goffredo Calvi, fu uno dei più importanti allevamenti del bracco italiano di fine ‘800 e primi anni del ‘900.
Scopo del Canile Monferrato fu sempre quello di riuscire a perfezionare mediante selezioni e preveggenti scelte, le caratteristiche del bracco piemontese a manto bianco arancio, del quale ne possedeva elementi di primo ordine.
In foto di scena: Dear, grande bracco italiano di Giuseppe Alliora e Goffredo Calvi. 1897
Caratteristiche dell’allevamento
I cani si distinguevano per la loro tipicità ed omogeneità; erano dei bei bracchi dal tronco costruito sulle proporzioni di un cavallo da corsa, ventre asciutto, rene corto, torace profondo, avambraccio ben sviluppato, appiombi solidi, dita forti lunghe. Caratteristica della specie era d’aver il piede di cinque dita, ma oltre essere ammesso lo sprone semplice non era considerato difetto l’assenza di detta appendice.
Il manto è bianco arancio molto carico, con preponderanza al bianco; la coda non troppo fina, ma sempre portata con molta distinzione. Oltre all’azione slanciata ed ardente il bracco del Canile Monferrato si distingueva per il derma sottile, con finezza e brillantezza di pelo, e nell’assieme per un complesso di eleganza e di distinzione da ricordarne molto bene la razza Aschieri (vedi bracco piemontese).
Roi di Monferrato fu il primo prodotto che rese egregiamente palese, con un primo premio vinto alle prove sul terreno di Roma 1897, l’eccezionale olfatto dei singoli prodotti di questo Canile. In appresso poi a Gallarate, a Torino, a Intra-Pallanza cani come Lear, Madame-Chasse, Shaft, Tom XIII, dimostrarono tutti di possedere grandi doti nel campo pratico d’azione, sangue veramente generoso e olfatto e resistenza a tutta prova.
Che dire, col trascorrere delle notizie mi rendo conto sempre più che gli elementi per fare evolvere il Bracco asciutto, potente e veloce che ha sempre rappresentato il mio modello ideale sono sempre stati disponibili nel nostro Paese. Ma voglio anche aggiungere che anche queste informazioni, reperibili ora, a distanza di più di un secolo, lo sono state, per chi le volesse cercare. Alla fondazione della SABI parteciparono anche Adelio Cancellari e Giuseppe Solaro, ed essi sono stati i soli, che io sappia, a raccomandare, financo a disegnare i loro modelli ideali. Sicuramente li avranno promossi verbalmente, e di fatto hanno lasciato appassionati, specifici scritti con cui li supportavano. Ciononostante siamo giunti alla situazione attuale, che vede un Bracco alquanto risanato rispetto a come lo vidi 60 anni fa; ma, nella maggioranza dei soggetti -che però io conosco soltanto a mezzo video-, ben lontano dalla quasi perfezione che Monferrato e Tregolo avevano promessa. Perché quelle raccomandazioni non sono state tenute in considerazione? C’è ancora tempo e, da qualche parte, volontà per adottare decise, se pur graduali misure di correzione? Temo di no, perché si tratterebbe di una realizzazione subordinata non solo alla volontà degli addetti, ma anche e soprattutto al destino della caccia in Italia.