Il bracco italiano leggero non differisce dal bracco italiano pesante che per la minor mole, e per la maggior leggerezza ed asciuttezza delle membra
Anche il bracco italiano leggero possiede testa e naso sviluppati; orecchie meno lunghe di quelle del suo confratello bracco italiano pesante ed attaccate un po’ in su della linea dell’occhio; labbra poco cadenti, ma sottili e rosee all’interno al pari del palato; narici dilatate di color roseo o marrone a seconda della tinta del manto; gambe più sottili ed asciutte; piede asciutto ed allungato; tarsi posteriori e generalmente adorni di semplice sperone; pianta magra e resistentissima; garretto disteso e dritto; ventre piuttosto raccolto; reni ampie e leggermente convesse; coda da 15 a 25 centimetri, qualche volta più lunga; non passa però mai il garretto ed è sempre sottile e distinta, od almeno così deve essere nel tipo scevro da falsi incroci.
Come per il grande bracco, per il bracco italiano leggero, i soli mantelli ammessi sono il bianco-arancio, il bianco marrone ed il roano marrone, con le loro varietà.
Lo chiamiamo bracco leggero per distinguerlo dal grande bracco, ma la dizione non è troppo esatta, poiché sempre trattasi d’un animale solido e proporzionato nelle sue forme, robusto e tarchiato, e che per la sua conformazione speciale, presenta tutte le qualità fisiche desiderabili per la caccia di montagna, ove dà prove di una resistenza pari, se non superiore a quella del pointer, poiché, cacciando sempre di trotto, va molto meno soggetto alle lesioni del piede ed alle affezioni infiammatorie che colpiscono i suoi rivali inglesi in causa della loro azione troppo impetuosa.
Il bracco italiano leggero a caccia
Come il grande bracco, esso caccia sempre al trotto veloce ed a testa alta; punta con uguale fermezza il beccaccino e la beccaccia, ed insegue con pari cautela la quaglia e la starna. Dopo i primi anni, conosce a fondo tutte le furberie della selvaggina e le sventa con un accorgimento non comune; è eccellente riportatore, è docile, è obbediente, e se, come già dicemmo, non ha il maestoso ed attraente aspetto del bracco italiano pesante, non gli è per questo inferiore in nessuna delle sue qualità sul terreno della caccia, superandolo nella invulnerabilità del piede, al punto di poter cacciare per mesi consecutivi fra le rocciose balze delle Alpi e degli Appennini, senza risentirne alcun danno, senza accusare la minima zoppicatura.
Come evitare lesioni alla pianta del piede
E poiché siamo sull’argomento, daremo ai nostri lettori che possiedono bracchi, la cui pianta del piede va soggetta a lesioni cacciando nei tempi asciutti o nei terreni sassosi, un rimedio preventivo, altrettanto semplice quanto efficace, suggeritoci da un appassionato seguace di Sant’Uberto, la cui esperienza in materia non si può mettere in dubbio, contando egli 85 anni di età, e 65 di caccia effettiva. Fate diluire della fuliggine in aceto naturale e forte, e per otto giorni consecutivi bagnate ogni sera i piedi del vostro cane in quella infusione. La pianta del piede rassodata da tale bagno astringente, acquisterà quella resistenza cornea che la porrà al sicuro delle lesioni e dalle infiammazioni alle quali va esposto il bracco quando caccia nei terreni aspri e secchi. Provate, e il vostro cane vi ringrazierà di certo.