Il bracco lombardo una storia di mantello e fiorini d’oro
Per capire l’origine del bracco lombardo occorre dire innanzitutto che nelle razze canine il Bracco Italiano è differenziato essenzialmente nelle due varietà:
- bianco arancio
- roano marrone
Questa caratteristica etnica vanta un’origine, si può dire geografica diversa poiché il roano marrone ebbe culla in Lombardia e più precisamente nella ubertosa valle del Po, mentre il bianco arancio in Piemonte. Questo spiegherebbe il perché un tempo si chiamavano bracco Lombardo il roano marrone e bracco Piemontese il bianco arancio.
Il bracco lombardo nelle memorie di Ferdinando Delor
Leggendo le memorie di Ferdinando Delor, il quale affermava che era impresa ardua stabilire con esattezza l’epoca di fissazione delle Razze Italiane da ferma, s’apprende che già sin dal 1147-1149, epoca delle Crociate, fosse classificato bracco il cane da ferma dell’epoca e che la provenienza potesse risalire al canis aviarius (Vedi Plinio nella «Naturalis Historia»).
Ettore Talé, appassionato studioso di razze canine, conclude annoverando il bracco fra uno dei più antichi che si conoscano e come razza ben definita.
Venne prima il mantello bianco arancio o il roano marrone?
Ma quale dei due sopracitati mantelli è comparso prima? Notizie precise non ci sono, quelle che possono dirci qualcosa risultano confuse. Del bracco bianco arancio con macchie rossicce (arancio) parla Brunetto Latini nel «Tresor», lo confermano pure altri scritti dai quali risulta che nella casa di Carlo IX, fu importata dall’Italia una bracca bianca con macchie arancio straordinaria a caccia.
I bracchi di Lombardia che mangiano assai e mai sono satolli…
Arturo Fancelli nel suo volumetto intitolato “Il bracco” asserisce che il Gran Duca di Toscana – 1527 – inviava bracchi di colore marrone alla Corte di Francia. E che si tratti di bracchi Lombardi si rileva dai registri dei di conti Casa Medici – 1539 – ove si legge che si è speso fiorini 4 d’oro per il mantenimento dei bracchi di Lombardia che mangiano assai e mai sono satolli.
E, sempre su citazione di Fancelli, notizie sul bracco Lombardo si trovano pure nei libri sulle cacce della Trasteverina stampati da Boccamazza (1548).
Nel poema «la caccia pubblicato nel 1591, Erasmo di Valvasone elogia esso pure i bracchi e il loro modo di cacciare con la rete e col falco.
De la tua diligenza ancor ti resta a procacciarti un bracco, che cammina con sagace odor dietro la pesta.
I migliori al mondo…in casa nostra!
E dove cercarli di questi Bracchi? Non nella Spagna egli dice, non nella Francia, nella Germania e nell’Inghilterra, ma, il migliore del mondo e il più puro, in casa nostra
Nobil città dun bel monte la cima S’innalza. già cenomani, di voi Chiara sedia e regal, ma stati prima Erano Etruschi e conditori Suoi.
É Gergamo il suo nome, e in molta stima fu tra i Romani e tra Lombardi poi. Da piè l’irriga il vago Brembo, e scorre fin che quindi se ne va nell’Adda a porre.