Il bracco leggero e il bracco pesante, le differenze di andatura in prova e la loro valutazione
Il bracco leggero è più propenso all’andatura di galoppo nei confronti del bracco italiano pesante perché, pesando meno, fa meno fatica di quello di grande mole nel buttare in alto il suo corpo anche se uguale, da trottatore, è la loro costruzione scheletrica. Perciò è più facile che «rompa» il piccolo bracco che non il grande bracco. Sui campi dì gara i giudici dovrebbero tenere conto anche di queste cose. Che il regolamento dica che il bracco è un trottatore siamo tutti d’accordo, e vogliamo anche che tale rimanga in avvenire; pretendere che un bracco leggero parta ed arrivi a compimento del breve turno di gara senza fare un po’ di galoppo è eccessivo e per fortuna non è più così.
Cosa dice lo standard di lavoro
Lo standard di lavoro del bracco italiano ammette che il trotto possa essere rotto da galoppo in quattro circostanze:
- Nei ritorni
- Su terreno già ispezionato
- All’inizio del turno in gara
- In caso di estranee eccitazioni
A queste quattro circostanze possiamo aggiungerne una quinta: permettere tempi di galoppo al soggetto giovane. L’anno scorso in una gara classica su quaglie liberate giudicava Paolo Ciceri e come assistente aveva un principiante allevatore di bracchi italiani. Presentai un bracco leggero che mi partì al galoppo: un galoppo più veloce del «galoppone» detto anche «galoppo a travalco» proprio dei bracchi di grande mole. L’assistente del Giudice disse a Ciceri: «Quello è un pointer, non è un bracco». E Paolo Ciceri, con la sua abituale calma, gli rispose: «Vedremo!»
Di lì a poco il mio cane, sentita l’emanazione di una quaglia che era frullata nel turno precedente, si mise al trotto, testa alta, passo energico ed ispezionò zigzagando il terreno, bramoso di una più forte emanazione. A questo punto Paolo Ciceri disse al suo assistente: «È ancora pointer questo cane?». E, così dicendo, gli fece un lungo discorso che non potei afferrare, intento com’ero nel condurre il mio novizio.
Un bracco leggero trotta dopo 1 ora…
Un bracco leggero è difficile che possa trottare in un turno di gara perché a caccia questi soggetti si mettono al trotto dopo un’ora, od anche più, di cerca. Purtuttavia se è bracco il cane si palesa ugualmente, perché quando sente un’emanazione qualsiasi si mette al trotto, per ripartire poi al galoppo una volta sciolto l’enigma di questa emanazione occasionale percepita. In questi minuti od attimi di trotto vedi se il tuo cane è bracco; vedi come lancia gli arti, vedi come porta la testa, come interroga l’aria e lì lo giudichi nell’andatura: quell’andatura di trotto che sosterrà a caccia dopo essersi sgranchito gli arti col galoppo iniziale.
Nel dopoguerra l’allevamento del bracco italiano è stato diretto sul bracco leggero, ed oggi la grande massa dei nostri bracchi sono soggetti leggeri: raro è diventato il «grande bracco» ottocentesco.
Rari i bracchi leggeri con continuità di trotto
Un bracco leggero per farlo trottare dall’inizio alla fine del breve turno di gara, devi castigarlo. Sono infatti rarissimi i bracchi leggeri che hanno una continuità di trotto come il bracco di grande taglia, ed è ovvio che bisogna allevare servendosi di questi soggetti, oggi piuttosto rari, come ho già detto. Questi bracchetti tutto trotto sono pertanto i veri stilisti e sappiamo che il vero stilista non nasce tutti i giorni!
In qualsiasi razza lo stilista è difficile da trovare. Quando in gara vedete un bracco italiano che non si impegna a fondo, cerca svogliatamente o tiene la coda fra le natiche, state certi che la colpa è dell’andatura: la correzione drastica che ha dovuto subire il soggetto quando va al galoppo. Il concorrente viene in questi casi eliminato dal Giudice oppure dal conduttore «per indisposizione … ».
Piuttosto che un mio cane non si impegni in gara, preferisco sia eliminato per eccesso nel galoppo. Il pubblico che osserva i turni di gara è composto da spettatori che sono in maggioranza cacciatori. Se vedranno i miei cani galoppare ma anche fermare dei selvatici diranno: «Questi bracchi galoppano ma sono, per lo meno, cani che sanno andare a caccia». Se invece i miei bracchi italiani non dovessero impegnarsi nella cerca cosa direbbe il pubblico?
Le costrizioni a me non piacciono… meglio la bicicletta!
Infatti nella stragrande maggioranza dei casi i bracchi leggeri in gara, se non sono trattenuti dall’addestratore, galoppano volentieri. Per far trottare il bracco diversi addestratori adoperano dei «finimenti di costrizione». Io non li ho mai usati perché reputo che troppo sacrifichino l’allievo. Mi sono trovato invece bene nel far correre il cane a guinzaglio con la bicicletta. Spingendo io forte sui pedali aumento la velocità in modo di costringere il cane al galoppo, che è una andatura più veloce del trotto. Passato il bracco dal trotto al galoppo, freno bruscamente la bici, do all’allievo uno strappone al collo tramite il guinzaglio, ed emetto contemporaneamente un fischio, un fischio particolare, diverso dagli altri suoni ai quali è ad uso l’allievo. Il cane capisce col tempo che l’emissione di questo suono particolare significa «andare al trotto».
Se il soggetto con l’emissione del fischio passa al trotto spontaneamente evita la tirata di collo. In seguito slego il cane in campagna e quando galoppa emetto il suono particolare. Se l’allievo non passa al trotto immediatamente lo fermo nell’azione, lo metto a guinzaglio e ripeto l’esercizio coll’aiuto della bicicletta. Con la pazienza e con la frequenza d’esercizio, senza stancare il giovane bracco, si riesce a fargli capire il significato del suono particolare e dal galoppo il cane passa al trotto senza eccessiva fatica. Col grande bracco allevato fino all’immediato dopoguerra non vi era bisogno dell’addestramento all’andatura di trotto, perché il trotto era la sua spontanea e naturale dinamica.
Giusta la riduzione di taglia nel bracco
A parer mio è giusto che, per vari motivi, il bracco nostrano sia stato ridotto di taglia.
Non mi si dica però che gli attuali bracchi leggeri reclamizzati e selezionati dall’odierno allevamento siano superiori, venatoriamente parlando, ai grandi bracchi del tempo passato.
Se con la perdita del «grande bracco» abbiamo avuto dei vantaggi, abbiamo perso il godimento che ci dava con la sua austerità d’incedere: rachide rigido, collo quasi perpendicolare, testa al vento. Tantissimi bracchi leggeri trottano infatti muovendo la spina dorsale e non sanno tenere la testa bene eretta come nel bracco di forte mole. Il movimento di questi cani sarà più elegante, ma manca della compostezza e maestosità propria del grande bracco.
Il pointerman Filippo Rautiis alla finale del Campionato italiano di caccia pratica nel 1955, vedendo lavorare il mio Ch.Bobi, che ebbe il premio per il miglior stilista fra Continentali italiani ed esteri, mi disse col suo accento meridionale: «Dottore, se potessi avere dei bracchi italiani come Bobi, lascerei l’allevamento del pointer per dedicarmi a quello del bracco». CH. Bobi era un grande bracco.
Il bracco leggero è più dinamico del braccone nel senso che muove gli arti con maggiore rapidità. Non pensate con questo che il bracchetto sia più veloce del grande bracco! Il grande bracco, appunto perché «grande», esegue un passo molto più lungo del piccolo bracco e se quest’ultimo è più ritmico, l’altro ha un passo più ampio. Ho visto più di una volta il grande bracco essere più veloce del bracco leggero. Per confrontare la velocità dei due soggetti bisogna vederli in caccia assieme: occorre il confronto. Vedendoli lavorare isolatamente il bracco di piccola mole dà l’impressione di essere più veloce del grande bracco, quando invece è il contrario.
Il bracco italiano deve pertanto essere giudicato da braccofili, mentre la maggioranza dei Giudici abilitati per i Continentali italiani non conosce bene questi nostri cani e ne consegue che il suo giudizio dà spesso adito a dei malcontenti.