Un interessante ricordo del campionissimo Luchino di Silvabella nelle parole del suo proprietario Sig. Arnaldo Pozzi in occasione del quarto titolo consecutivo del Campionato nazionale di caccia pratica
Prima di passare all’intervista ad Arnaldo Pozzi è necessario introdurre una breve descrizione di Luchino di Silvabella, certamente tra i bracchi più forti del XX secolo insieme a LIR II° DEI RONCHI. Luchino di Silvabella non è mai stato considerato un “bel bracco”, gli appassionati ne parlavano, allora, dando l’impressione di esservi in qualche modo costretti dai suoi eccelsi risultati. Il naso e la venaticità di Luchino erano però sensazionali, tanto da farlo arrivare a vincere il Campionato della Federcaccia per quattro anni consecutivi nel 1958, 1959, 1960, 1961.
Luchino di Silvabella nacque il 17.4.1954 da Luchino del Gatto Rampante e da Flora, allevato da Giuseppe Ascé, di proprietà di Arnaldo Pozzi. Oltre al titolo italiano di lavoro, come abbiamo detto vinse consecutivamente il Cam-pionato della Federcaccia per quattro anni. Un primato imbattuto.
Sebbene diversi soggetti nella sua prole presentarono problemi, è indiscutibile che Luchino di Silvabella fu uno degli artefici della ripresa della razza nei primi anni ’60.
Intervista pubblicata su DIANA n°22 del novembre 1961
Abbiamo avuto occasione di parlare col Sig. Arnaldo Pozzi di Milano, fortunato proprietario del bracco italiano Luchino di Silvabella che ha recentemente conquistato, per la quarta volta consecutiva il Campionato nazionale di caccia pratica, ed abbiamo voluto chiedergli quali sensazioni e impressioni gli aveva procurato la gara finale, disputata a Ponte Ginori dal suo prezioso ausilario, autentica eccezione nella storia del Campionato.
Il sig. Pozzi ha cortesemente aderito alla nostra richiesta e ci ha dichiarato che le sue impressioni possono difficilmente essere descritte o raccontate perché sono tali, per un cinofilo, che bisogna provarle.
Non è possibile, – ci ha detto – che le parole possano rendere, nemmeno approssimativamente, tutto ciò che ho provato durante lo tutto svolgimento dell’ultima gara cui ho partecipato con il mio bracco e l’apprensione suscitatami dal lavoro degli altri concorrenti, tutti validissimi ed ottimamente preparati.
Non temeva che il suo Luchino di Silvabella restasse battuto?
Infatti questa era la mia preoccupazione: già laureato con tre titoli consecutivi di Campione, mi pareva di chiedergli troppo facendolo partecipare anche quest’anno alla finale a Saline di Ponte Ginori; c’era il rischio di esporlo a fare qualche brutta figura in confronto di soggetti più giovani, più freschi, più energici. Avevo infatti sentito parlare di bracchi italiani e spinoni in bella forma e dotati di mezzi non comuni, quali probabili finalisti.
Cos’è che ha influito sulla decisione positiva?
Ci ho pensato ripensato diverse notti… ma poi la passione per le competizioni sul terreno da cui sono ormai contagiato e permeato da anni, ha vinto, malgrado avessi presente il proverbio: “non c’è due senza tre” ma che non dice “non c’è tre senza quattro”
Contava insomma sull’esito favorevole della gara?
Mi pareva, anzi, impossibile. A convincermi di questo sussisteva il fatto che il mio in Luchino di Silvabella doveva correre in coppia con lo spinone Gimmy del Giorgione del sig. De Angelis di Roma, ottimo soggetto, di ben quattro anni più giovane del mio bracco (che ne conta ormai sette e mezzo) e più volte vincitore di gare classiche.
Quali erano le condizioni del terreno?
La magnica zona di ripopolamento e cattura di Saline di Ponte Ginori, ottimo campo di gara, presentava quest’anno un terreno tremendamente asciutto, perciò difficilissimo per l’olfatto dei cani. Mi ricordai del vostro concittadino Gino Bartali, che negli ultimi anni della sua lunga carriera di asso del pedale preferiva le tappe durissime; analogamente, questa dura prova su terreno riarso si confaceva all’ottimo naso di Luchino di Silvabella. Inoltre facevo assegnamento sulla sua intelligenza e sulla sua esperienza. Ed infatti non ebbi torto.
Come si svolse il lavoro del suo cane?
Il sole dava l’ultima rifinitura al capolavoro di una estate protrattasi oltre i consueti limiti: in un turno assai faticoso, di circa trentacinque minuti, su terreno accidentato, collinoso, secco, screpolato, ideale come “habitat” ma ostico per una gara, Luchino di Silvabella, con sette ottime ferme guadagnava, detta dei giudici meritatamente, il suo quarto titolo di Campione di caccia pratica.
Quindi un successo pieno e meritato
Perdonatemi se mi sfogo con tanti aggettivi! Amo molto la razza del nostro glorioso bracco italiano e sono felice della vittoria del mio Luchino di Silvabella, che è anche vittoria della SABI Società Amatori Bracco Italiano, che non sempre ha capito il mio cane ma che lo ha sostenuto fin da quando si presentò giovanissimo, ignoto a tutti, ad un raduno di Castel San Pietro, ove il prof. Adelio Cancellari lo preconizzò quale un futuro grande campione, scrisse chiaro e tondo nel Notiziario braccofilo di “Rassegna Cinofila”. Debbo far notare, infine, che l’organizzazione delle gare da parte della Federazione italiana della Caccia è stata, come negli anni passati, perfetta e la triade dei giudici sig. Ciceri, Benedetti Roncalli e Dolcino, si è dimostrata cognitissima e all’altezza del suo delicato e impegnativo compito.