I valori comunicazionali del movimento di coda del bracco italiano e l’indesiderabile portamento eretto
La coda del bracco italiano è sempre una questione fondamentale e infatti non è un caso che nello standard di lavoro la coda sia protagonista. Lo standard prescrive:
la cerca diligente è allietata da un moto trasversale quasi continuo della coda. Omissis. Entrando in un lieve effluvio, il Bracco Italiano rallenta gradatamente l’andatura e rimonta verso l’origine presunta con grande prudenza, testa alta come sopra descritto, senza altra manifestazione se si eccettuano le orecchie erette al massimo e la coda immobile, un po’ cadente. Omissis. Quando ferma irrigidisce la coda, risollevandola. Questa in ferma ed in cerca è portata orizzontale o leggermente più bassa o leggermente più alta.
Quindi il movimento di coda del bracco italiano – che il Pastrone descrisse essere un moto trasversale quasi continuo – conferisce funzionalità comunicativa proprio perché, quando la coda si ferma, segnala per contrasto la filata, la guidata e la ferma. Se la coda fosse sempre immobile, perderebbe il suo potere comunicazionale.
Ma quanto “continuo” deve essere quel moto? La corretta interpretazione è che deve ritmare le sgambate del trotto; se il movimento della coda del bracco italiano è più veloce non è buon segno, anzi è sintomo di una scarsa capacità di decodificare le emanazioni olfattive sospese nell’aria. Non chiedetemi perché: non lo so, ma è un dato di fatto ampiamente sperimentato.Una volta ancora vale il detto che la coda segnala quel che sente il naso.
Perché negli inglesi la coda in cerca deve essere rigorosamente ferma?
Se per i Continentali italiani il movimento della coda in cerca è tanto importante, per gli “Inglesi” si è fatta “di necessità virtù”. Ma è stata una scelta relativamente recente e contestata. Ben ricordo nell’immediato dopoguerra Pointer e Setter, magnifici cani da caccia, il cui galoppo esprimeva la velocità utile di quando si ha in mano il fucile; e la loro coda si muoveva eloquentemente al ritmo delle falcate.
Quando poi ci spiegarono che per andar veloci come il vento era giocoforza che la coda restasse ferma, fummo in molti a storcere il naso, fra cui un noto allevatore tedesco (mi pare fosse Mann) che si schierò fieramente fra i sostenitori del movimento di coda per cani non velocissimi. Dopo di che ci furono dei Pointer che scodavano quando giravano al termine del lacet (perché era ovvio che in quel frangente rallentassero), ma anche loro vennero criticati e penalizzati.
Il tutto solo per dire che anche gli Inglesi una volta muovevano la coda in cerca. Nelle nostre razze trottatrici il movimento di coda in cerca (…e sul ring delle expo) è – ed è sempre stata – una forma di irrinunciabile espressività funzionale. E siccome nessuno può insegnare al cane a muovere o a tener ferma la coda, si tratta evidentemente di un comportamento trasmesso geneticamente. Però non chiedetemi se è un carattere dominante o recessivo, perché non lo so (l’ipotesi è che sia trasmesso come recessivo, così come il trotto tipico dei nostri Bracchi e Spinoni; ma è solo un’ipotesi di cui non ho certezza).
Il portamento di coda del bracco italiano
E veniamo all’altro aspetto, cioè al portamento di coda. L’indicazione dello standard morfologico di coda orizzontale o leggermente più alta o leggermente più bassa ha finalità prevalentemente estetiche… con dei risvolti di carattere anatomico. Il portamento alto della coda inibirebbe parzialmente il contemporaneo portamento alto della testa, soprattutto quando il collo è proteso in avanti: e forse è vero, tant’è che per contro quando i segugi pistano naso-a-terra, la coda è sempre portata alta.
Ma francamente mi paiono argomentazioni pretestuose ed arrampicate sui vetri. Coerentemente con i commenti fatti poco sopra riguardanti gli “Inglesi”, citerò ancora che negli U.S.A. si vuole che Setter e Pointer cerchino e soprattutto fermino con la coda in posizione decisamente eretta per rendere il cane ben visibile quando cacciano nelle erbe molto alte delle loro sconfinate praterie. Per i nostri Continentali italiani la motivazione del portamento di coda tendenzialmente orizzontale è estetica.
La coda eretta, ardita
Perché la coda eretta è brutta? Non lo so, ma resta il fatto che così la considerano quasi tutti. Per me è addirittura orrenda.
Un’ulteriore annotazione è che il portamento eretto della coda esteticamente sgradevole nel Bracco italiano, è invece indice di grande eleganza e bellezza nei cavalli, tanto che un tempo quelli che avevano un portamento di coda basso venivano finanche operati per creare artatamente un costante portamento di coda elevato, tanto apprezzato. E si diceva che quei cavalli erano stati “inglesati” (chissà perché!).
Restando però in tema equestre, la coda elevata si ha quando il cavallo è “al piego”, ovvero con la testa eretta ma ripiegata sul collo. La postura del naso del cavallo portato verso l’alto inibirebbe invece il portamento eretto della coda, cosa che ci fa tornare alle considerazioni di carattere anatomico accennate più sopra. Fatto sta che anche nelle expo canine, quando i terrier vengono piazzati accarezzandoli nel sottocoda per stimolarne il portamento eretto, il collo è portato alto, ma il muso è ripiegato verso il basso.
Ma al cane da ferma, per captare le particelle odorose provenienti da lontano non basta alzare la testa, deve stendere il collo per portare in alto il naso, cosa che non dovrebbe essere anatomicamente compatibile con un portamento di coda eretta. E allora come fanno i Setter e i Pointer americani? Date retta a me: son tutte balle, la coda eretta è brutta … e basta! Ma al di là delle motivazioni, anche il portamento di coda è un carattere trasmesso geneticamente… ed anche in questo caso non so dirvi se la coda eretta sia un carattere dominante o recessivo. Sta di fatto che alcuni Bracchi italiani con portamento di coda corretto, tendono invece a produrre figli con coda orrendamente eretta. Sciogliete voi l’arcano. E per favore, penalizzate i cani con la coda a bandiera e – per non saper né leggere né scrivere – non usate come riproduttori loro e i loro genitori.